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I FASCINI DELL' ADOLESCENZA

PRIMI AMORI (1996)
Olio su tavola, cm. 76 x 96, Coll. priv., Roma

Singolarmente, ed in contrasto con le nostre premesse, l’ opera di Chianello ci richiama alla mente – ecco di nuovo la mediazione della memoria e l’ inconscio abbinamento che ne scaturisce – certe opere della cosiddetta arte informale che nel critico Tapiè ha avuto la sua cassa di risonanza e che fu dallo stesso contrapposta alla “art autre”, termine con cui egli si riferiva ad una pittura che rompesse con il passato. E questo richiamo non è per lo stile del suo dipingere, chè il Nostro, e lo abbiamo detto ad abundantiam, deriva dalla raffinata e colta pittura fiamminga, da quello che poi sarà il gotico stemperato nel suo internazionalizzarsi. E’, infatti, la tematica affrontata dal Maestro romano che ci fa accennare, sia pure di sfuggita, al francese Jean Fautrier che già nel 1928 si rivolse anch’ egli all’ inferno dantesco per una serie di litografie. E come il Pittore francese, in questo ciclo ispirato alla Commedia, si esprime con delle immagini incomprensibili all’ immediato com' è di certi esoterici verbalismi propri di una pseudocultura, così le opere di Chianello, ed in particolare quelle legate all’ ottavo cerchio infernale, possono disorientare in un primo momento, se non ci si allontana dall’ esplicazione banale dei mass-media, ma poi avvincono per il loro misterioso ed incoercibile richiamo all’ inconscio dell’ umana psiche talchè non si riesce quasi a distaccarsene. E come per il Maestro francese, così lontano dai moduli del Nostro, anche per Chianello ciò che di ermetico appare alla prima frettolosa lettura si schiude, superata la barriera corallina della superficialità, alle serene acque di una interpretazione (come è di una poesia fatta di ritmi e parole e simboli), che viene a tradurre in “volgare” la complessa costruzione di segni e colore, sorretta dalla simbologia nella quale si veste di significato la sua ispirazione severamente etica.

Dal volume “Maurizio Chianello: una ipotesi critica e breve monografia dell’ artista” (Alessandro Ferraro, Penzberg, Baviera, 1987)

CONFIDENZE (1990)
Olio su tela, cm. 70 x 100,

Coll. privata Weilheim (D)

Le sue opere, concepite con artistica intelligenza, trovano sicuro accoglimento da parte della critica perché riescono a “dire qualcosa” che và oltre l’ oleografico ed il cartolinesco. Opere di concetto, quindi, che il simbolismo, l’ allegoria ed il colore impreziosiscono sia che le si osservi sotto il profilo puramente estetico, sia che le si giudichi come “fatto culturale”. E’ una firma, quella di Maurizio Chianello, già molto ricercata e “Teleuropa” è ben lieta di aver contribuito a farlo meglio conoscere ed apprezzare nel mondo dei collezionisti delle Arti visive.

Dalla Rivista d’ arte ed attualità “Teleuropa” (Giorgio Mancini, Roma, 1983)

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PUDORE (1990)
Olio su tela, cm. 70 x 100, Coll. privata, Weilheim (D)

In un giorno non molto lontano, “la critica più impegnata dovrà preoccuparsi – a proposito della prestigiosa figura di Maurizio Chianello – di inquadrarlo storicamente per meglio comprendere, analizzando i fenomeni artistici a lui precedenti e contemporanei”, la sua opera così originalmente nuova e coraggiosa nella tematica quanto dotta nella tecnica impiegata. Sono parole, quelle citate, utilizzate dal Critico a proposito di Jan van Eyck e se certo il paragone è irriverente non di meno abbiamo voluto commettere questo peccato “un po’ per celia e un po’ per non” mentire, certi come siamo del valore dell’ opera del pittore romano che merita un ampio consenso di critiche nonché di mercanti assetati. Ma lasciato il gioco della provocazione diciamo che, evidentemente, la sua opera non nasce dal nulla, spontaneamente, senza alcun riferimento alla tanta e nobile pittura prodottasi nel corso dei secoli, traendo essa le sue origini da una esperienza culturale dell’ Artista, l’ amore per i fiamminghi dei quali egli sembra aver nutrito la linfa vitale della sua ispirazione e pure della sua ideologia, saldamente ancorata allo studio ed alla conoscenza (“provando e riprovando”) delle tecniche degli amati Maestri di Fiandra. E come quelli egli ama il rigore morale delle rappresentazioni pittoriche, il colore denso e deciso, la cura pedante del particolare mostrando, sicuramente, “una singolare forza di sincerità espressiva”. Caratteristiche dell’ opera di Chianello, al pari delle opere “classiche” amate, sono la tematica moraleggiante e fustigatoria dei costumi, la luce radente e laterale, il segno netto e preciso, gli scorci obliqui, le narrazioni simultanee ed, infine, la simbologia religiosa ereditata dalla miniaturistica franco-fiamminga, reinventata nella moderna attualizzazione di un linguaggio già goticheggiante. Noi, per vero, siamo contrari, come usa una certa pseudo-critica che fa solo pedissequa elencazione di precedenti, a vedere nell’ opera di un artista , pittore o poeta, etc., niente altro che una congerie storica espressa in moduli sia pure nuovi ed originali, chè di un artista si tratta e non di un falsario, di un copista o di un abile imitatore. Non sembri, peraltro, contradditorio se noi, per dire dell’ Artista Chianello, vogliamo qui citare i richiami mentalculturali suggeritici dalla sua opera, ovvero, esplicitamente ammessi anche dal Maestro. Noi intendiamo, tout court, estrarre le radici di cui si è nutrito il Nostro, per evidenziare, attraverso un rapido accenno all’ opera ed alla tecnica dei grandi da lui amati e copiati in fase di studio, il sorgere della sua poetica che utilizzerà, in modo nuovo ed originale, moduli espressivi solo apparentemente del passato ma che, legati come sono al substrato sociale dell’ ambiente in cui l’ Artista vive, alle persone che incontra, amate e tollerate ovvero rifiutate, si rivestono del manto sgradito (come del mantello di Nesso) dell’ attualità con la quale ogni uomo deve misurarsi per trovare l’ equilibrio, necessario per sopravvivere, nel contatto giornaliero con la realtà.

Dal volume “Maurizio Chianello: una ipotesi critica e breve monografia dell’ artista” (Alessandro Ferraro, Penzberg, Baviera, 1987)

SOGNI LONTANI (1992)

Olio su tavola, cm. 70 x 80,

Collezione privata. Penzberg (D)

Ritiratosi da un anno in “dolce esilio” a Weilheim, capoluogo di provincia della Baviera Superiore di grande tradizione culturale, il pittore romano Maurizio Chianello ha conquistato con due sole “personali”, grazie alla sua seria professionalità ed alla sua affidabilità, gli amanti dell’ arte italiana tra le Alpi e Monaco. “Ritorno al bello e, per questo, sono un precursore dei tempi poiché il ritorno al bello si farà”, ha sottolineato in occasione della sua prima mostra a Weilheim. Ma il “bello”, per questo esponente della “pittura colta” contemporanea non si rispecchia in paesaggi assolati od in stati idilliaci, troppo intriso com’ è da una visione realistica del mondo e dell’ umanità che gli gravita intorno. Il “bello” di cui fa cenno, si riscontra, tuttalpiù, nell’ eleganza estetica delle sue opere, accese di un cromatismo particolare, nelle quali si armonizzano la genialità della trasposizione e la perfezione tecnica. Maurizio Chianello dà prova continua di sensibilità, di integrità artistica e di eccezionali capacità espressive che lo elevano decisamente dalla diffusa banalità.

Dalla Rivista d’ attualità ed Arte “Agorà Europa” (Elena Just, Berlino, 1990)

La sua è una pittura fatta di richiami e radici culturali, con il prezioso supporto di una capacità descrittiva e, al tempo stesso, ricca di contenuti ideologici e concettuali che si distingue in modo esemplare. Ogni azione e reazione è calcolata ed elaborata al fine di creare suggestioni capaci di “confondere” le apparenti visioni realistiche delle sue opere, oltrepassando i limiti del tangibile.

Massimo SCRIGNOLI, Critico

RITRATTO DEI FRATELLI KOBERL (1991) - Olio su tavola, cm. 80 x 60, Collezione privata, Munchen (D)

La figurazione surrealistica di Maurizio Chianello, a parte la finezza della esecuzione, la maestria del disegno, la suggestione dei colori, è ricca di valori polemici, è carica di intuizioni sociali e pullula di segni e simboli che creano strane relazioni fra surrealismo e misticismo. I numerosi premi nazionali ed internazionali ottenuti in varie Città d’ Italia e l’ interesse dei principali quotidiani, dal “Resto del Carlino” a “Il Tempo”, al “Giornale di Sicilia” ed altri, testimoniano del successo e della notorietà ormai raggiunti dall’ Artista.

dal volume “Un’ opera d’ arte al Papa per le Chiese nel mondo” (Roma, 1983)

“…Geloso del proprio lavoro, restio nell’ instaurare contatti con il mondo esterno che gravita attorno alle Arti, volizione ancor più radicata dopo l’ esperienza da poco vissuta, si chiude, molto di frequente e per lunghi periodi della giornata, nel proprio studio alla ricerca di una formula valida che possa far da veicolo alle proprie idee. A coloro che gli rimproverano questo ostinato isolamento, sottolinea ogni volta, con espressa soddisfazione: - “sono un orso, si, un orso d’ altura e solo lassù, tra la pace di quelle pareti amiche, mi sento finalmente a mio agio!” - .

(da “Una ipotesi critica e breve monografia dell’ Artista”) Alessandro FERRARO, Scrittore e Filosofo, Critico delle Arti Visive e Cinematografiche, Penzberg, Baviera, 1987

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