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DJERBA: APPUNTI DALLA TUNISIA

IL VENDITORE D' ACQUA (1986)
Olio su tela - cm. 120 x 80

Collezione privata, Roma

Artista versatile , di straordinaria sensibilità, brillantemente affermato in Italia ed all’ estero, Maurizio Chianello non ha bisogno di critica, diremo così, “confezionata” che sarebbe soltanto di comodo e, quindi, senz’ anima. Ha bisogno, invece, ed in maniera chiara ed aperta, che si possa e si debba parlare di lui e della sua attività artistica nell’ ottica di quella che meglio riflette e dà caratura alla sua maturità di pensiero ed espressione. Un impegno spiccatamente qualitativo i cui accenti diluiscono nell’ aria, col tramite di un naturale respiro. In tal modo, richiamato ed idealizzato, si può dire, prende forma e descrittività salienti un figurativo umano, lirico, incentrato fondamentalmente sul fatto di pensosa ricerca e, non di meno, della raffinata tecnica . Un assunto complessivo di valori, questo, sostenuto altresì da quel grande amore che il Chianello riversa ammirato sui famosi artisti di scuola fiamminga, specialmente. Ed è poeta dell’ Arte visiva, non di quelli - e sono tanti, purtroppo, al giorno d’ oggi - che si improvvisano o perché, qualche volta, riescono a guardare in alto pensando di intavolare discorso con il cielo! Chianello è poeta dell’ anima, è poeta di profonda umanità. Un’ umanità che egli sente e segue nell’ evolversi e nel maturarsi dei tempi. E’ poeta che, con tutte le sue forze, cerca di lenire il flusso di sempre maggiori sofferenze, rinunce, amarezze e ribellioni di cui il mondo e le genti sono sempre più contagiate. E’ Artista del nostro tempo. La sua pittura è significativamente apprezzata anche all’ Estero; ad esempio, in Germania Federale, particolarmente nella Baviera, le sue opere hanno incontrato, con successo, il pieno favore del pubblico, sottolineato dal lusinghiero giudizio della critica. Una sua tra le più significative tematiche trattate, è la serie “Appunti dalla Tunisia”. Chianello ne ha captato le sensazioni immediate ed i caratteristici angoli tanto da crearne una suggestiva visione nella quale confluiscono i segni di momenti e scene di vita e di ambiente irripetibili. Osservatore acuto, Chianello ha saputo costruire e dare accenti popolareschi al “Vecchio vasaio”, al “Venditore d’ acqua”, al “Venditore di gelsomini”, al folcloristico ”Mercato”, tanto per citarne qualche titolo delle sue impressioni raccolte e fermate sulla tela. Come si avverte, ed è bello ed interessante, l’ Artista romano ha tutto un suo straordinario mondo visivo ed interiore da suscitare e narrare come del resto fa e fa bene, benissimo, con temperamento ed in un clima di maturità ed originalità che ha, nel moderno, la sua ragion d’ essere e di contare. Il suo credo d’ Artista, ch’ è poi anche il suo travaglio operoso e creativo, lo porterà sempre più ed incisivamente a soffermarsi ed a trattare tematiche d’ attualità. Non voci sepolte e grida al vento che nessuno può raccogliere ed intendere, ma un contributo cosciente e concreto a dar vita ad un tessuto pittorico capace di ridare entità ed essenza, oltre che calore umano, ai grandi valori della vita oggi caduti in disuso. In conclusione, con questa doverosa recensione che da tempo dovevo al Maestro Chianello, spero di essere riuscito a far rispecchiare, con l’ anima, tutta l’ abile professionalità dell’ Artista Capitolino: pittore che dipinge con gli occhi del poeta, poeta che scrive con i colori del pittore.

Rino BOCCACCINI, Critico d’ Arte, Giornalista (Ferrara, 1988)

IL VENDITORE DI GELSOMINI (1987)

Olio su tela, cm. 60 x 80,

Collezione privata, Phal (D)

Le ultime opere di Maurizio Chianello rivelano uno spiccato interesse verso una pittura dall’ eco classico. Della fase precedente a questa, l’ era surrealistica, ha conservato di questo periodo l’ atmosfera sospesa, l’ atemporalità delle vicende che si narrano. Quello che queste opere emanano e trasudano, è un senso di libertà e di tentativo da parte dell’ Artista e, quindi, dell’ Essere, di fuggire verso mondi nuovi, inesplorati, dove l’ uomo possa, finalmente, sentirsi libero e al di fuori di tutto quello che succede intorno, abbandonando anche la solitudine e la noia. Gli esseri che appartengono al mondo di Maurizio Chianello sembra che siano riusciti a fuggire ed a ritrovare il loro stato naturale in terre abbandonate e dimenticate. Sono esseri che appaiono incontaminati, usciti fortunatamente illesi da forze devastanti ed ormai scampati al pericolo. Uno di questi esseri che è uscito illeso da queste atmosfere, grazie alla sua purezza, è il bambino, sicuro e salvo da qualsiasi pericolo. Le figure che si presentano cariche di misteriose inquietudini e nello stesso tempo essenziali, hanno una materia il cui colore “quasi cristallino” si condensa o si alleggerisce intensificato dall’ attraversamento della luce che potenzia il fascino del loro mondo ambiguo ed allusivo. Il suo modo di dipingere ha la fortuna di muoversi con un linguaggio personalissimo, dove i riferimenti sono solo di ordine tecnico-pittorico. La pittura diventa così, per il Chianello, l’ unico mezzo per rappresentare la realtà e rappresentarla possibilmente nel modo più fedele, caricandola, però, di sentimenti poetici e di umana interiorità. Difronte ad una sua immagine avvertiamo il sentimento dell’ Artista nel decantare le forti emozioni che gli vengono trasmesse da una certa situazione o da un’ atmosfera, per offrirci, attraverso il filtro della sua sensibilità e della sua malinconia, una figurazione plastica e poetica della realtà. Il suo mondo potremmo dire che, nonostante la sua rappresentazione fedele, è sospeso tra reale ed irreale, fra presente e ricordo; le sue opere attingono vita dalla sincerità del sentimento, comunicandoci emozioni attraverso l’ evocazione continua di una memoria di tempi e luoghi amati. Una delle opere più belle di Maurizio Chianello è “Il vecchio vasaio”. Qui, l’ Artista, dà il meglio di sè. Rappresenta la figura di un vecchio all’ angolo di una strada, tre bambini guardano con attenzione ed interesse le capacità artigianali dell’ uomo; un giorno cresceranno ed invecchieranno anche loro e la povertà che c’ è in Tunisia non gli permetterà altro che sfruttare le loro capacità espressive. E’ un’ opera amara, quasi ad esorcizzare la fatalità della vita il cui segnato destino possiamo ritrovare, chissà se esplicitamente voluto dall’ Artista, nell’ opera eseguita due anni dopo dal titolo “Il ragazzo del forno dei vasi”. Chianello è un artista contemplativo ed intimo anche se costretto dalla vita a contatti con il mondo drammatico e crudele, puo’ cogliere in ogni opera il profondo contenuto del sentimento del quale afferra l’ essenza per costruire l’ ossatura di un’ espressione artistica colta ed evoluta ed al riparo da compromessi..

Carlo OCCHIPINTI, Direttore dell’ Ente Biennale d’ Arte Città de La Spezia (1988)

L' AMICO DI ADEL (2000)
Olio su tavola, cm. 47 x 56,5,

        Coll. privata, Roma

AL MERCATO (1986)
Olio su tela, cm. 120 x 80,

Collezione privata, Roma

E’ pur vero che splendide figure di peccatori non sono mancate fino a questo punto, dai grandi dell’ antichità ai suoi coetanei e viventi nemici: valgano per tutti, rispettivamente, il canto di Capaneo e quello di Pier delle Vigne. Ma Chianello ha le idee chiare, come sempre, fin da quando ha scoperto il virus della grande pittura manifestarsi in lui, dapprima col prepotente ma domato ricercar di stile, scoperto e praticato nell’ imitazione dell’ arte di Fiandra, e poi adesso, quando la padronanza della tecnica gli ha dato il benestare alla propria creatività che pur urge e lo pressa nell’ animo e nella mente. Egli è lontano dalle facilonerie e dai banali risultati di un venale mercato. Ha le sue idee, pratica nella vita e nella disciplina d’ arte il suo credo, la sua filosofia e vuole trasferire questo suo messaggio, questo suo portato sulla tela, in un’ opera che, rimanga pur invenduta, lo lasci convinto di sé, soddisfatto per quello che ha saputo tradurre mercè il suo pennello magico.

Dal volume: “Maurizio Chianello: una ipotesi critica e breve monografia dell’ Artista” (Alessandro Ferraro, Penzberg, Baviera, 1987)

IL VECCHIO VASAIO (1985)
Olio su tela, com. 100 x 80,

Coll. privata, Roma

IL RAGAZZO DEL FORNO DEI VASI (1987)
Olio su tela, cm. 90 x 70,

Collezione privata, Roma

GIOCATORI DI RAMINO A DJERBA (2000) 

Olio su tavola, cm. 100 x 79,

Collezione privata, Roma

....E Chianello, anche e soprattutto e diremmo necessariamente legato alle esperienze positive o negative della propria vita, com’ è del resto per ogni uomo, elabora una sua dottrina, una sua “weltanschauung” (concezione del mondo). E la sua visione è amara, scoraggiata, negativa sull’ uomo e sul suo destino; il che, in fondo, non gli interessa chè a lui basta additare i vizi, le colpe, i peccati capitali di cui gli uomini si macchiano per poi condannarli, forte della sua morale sì duramente conquistata in anni di vita dolorosa, segnata dalle avversità del destino, epperciò simbolicamente urlata! Un destino che a ben vedere, ed ecco il miracolo imperscrutabile del disegno divino, della “Provvidenza” in senso vichiano, proprio mettendolo alla prova gli ha consentito di fortificarsi, di acquisire esperienze , di vedere le cose della vita e degli uomini in una certa luce, il che costituirà un patrimonio cui attingere quando l’ arte che è in lui da sempre, vorrà esplodere. Ed in questo cammino egli percorrerà i sentieri dell’ arte fiamminga dove il senso del peccato, e quindi della punizione divina, a condanna delle aberrazioni dell’ uomo, viene espressa da molti artisti medievali e gotici tra i quali Bruegel ed in specie Hieronymus Bosch per il quale l’ Artista confessa di avere una passione straordinaria, per l’ adesione al moralismo intransigente, frutto della controriforma, del pittore di s-Hertogenbosch.

Dal volume: “Maurizio Chianello: una ipotesi critica e breve monografia dell’ Artista” (Alessandro Ferraro, Penzberg, Baviera, 1987)

L’ osservazione critica del mondo in cui vive, della gente cui è istintivamente attratto per innata disponibilità, muove la sua critica visione che parte dal reale, percorre la storia attraverso la memoria del suo vissuto culturale, in senso lato, , per giungere, mediata dalla dimensione onirica del surreale, alla evanescenza del sogno, Un sogno che si mostra spesso nella terribilità dell’ incubo, dell’ angoscia che, turbando l’ equilibrio omeostatico di Morfeo, provoca alfine il risveglio improvviso, affannato ed imperlato di freddo sudore! Le sue tele, che appaiono rette da un ordine geometrico razionalmente espresso, non indulgono , per nostra fortuna, ai facili effetti magicamente inquietanti di un Magritte o dall’ angoscia onirica di un Delvaux, ovvero, al virtuosismo simbolico di un Dalì. Chianello non cerca facili effetti e neppure critici compiacimenti o facili acquirenti. Egli va dritto per la sua strada, conscio delle difficoltà che l’ assenza di compromessi potrà comportare alla sua vita d’ uomo e di artista.

Dal volume “Maurizio Chianello: una ipotesi critica e breve monografia dell’ artista” (Alessandro Ferraro, Penzberg, Baviera, 1987)

 

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